EVA QUARTET

La Speranza è una bianca colomba

Gergana Dimitrova, soprano
Sofia Kovacheva, mezzosoprano
Evelina Christova, alto
Daniela Stoichkova, contralto
“Il canto può quasi fare a meno del vibrato, eccellente su tutti i registri vocali, dal brillante soprano al contralto più ombroso. Allo stesso tempo, appare omogeneo ed è un miracolo nella purezza della sua intonazione, specialmente nella realizzazione delle dissonanze estreme.” (Uli Olhausen / Frankfurter Allgemeine)
Il quartetto comprende le migliori voci soliste del celebre gruppo folkloristico “Le Mystere des Voix Bulgares”, qui impegnate in un repertorio devozionale, tra arcaismi, inflessioni popolari e nuove elaborazioni del ricco repertorio ispirato ai cicli della vita.

IN ESCLUSIVA PER IL FRIULI VENEZIA GIULIA, UNA SELEZIONE DELLA CELEBERRIMA FORMAZIONE “LE MYSTERE DES VOIX BULGARES/IL MISTERO DELLE VOCI BULGARE”, IN CONCERTO A PORDENONE.
Riletture del ricco repertorio ispirato ai cicli della vita, declinazioni popolari del repertorio devozionale e suggestioni arcaiche risuoneranno nell’emozionante concerto intitolato “La Speranza è una bianca colomba”, omaggio al tema portante dell’edizione 2023 del Festival, che rilascia una parola centrale per il tempo che viviamo, giorno per giorno, nelle settimane di un autunno crudele per il mondo. Gergana Dimitrova, soprano, Sofia Kovacheva, mezzosoprano, Evelina Christova, alto e Daniela Stoichkova, contralto sono le migliori voci soliste del celebre gruppo folkloristico “Le Mystere des Voix Bulgares”: del loro canto si dice che “può quasi fare a meno del vibrato, è eccellente su tutti i registri vocali, dal brillante soprano al contralto più ombroso. Allo stesso tempo, appare omogeneo ed è un miracolo nella purezza della sua intonazione, specialmente nella realizzazione delle dissonanze estreme.” (Uli Olhausen / Frankfurter Allgemeine).

Servizio TGRFVG / mercoledì 15 novembre, edizione ore 14.00
Riprese a cura di Girogio Simonetti

SOCIETÀ CORALE ECCLESIASTICA“BRANKO” DI NIŠ

Il canto liturgico serbo ortodosso

Sara Cincarević, direttrice
Musiche di Rachmaninov, Čaikovskij, Mokranjac, Stanković, Kedrov
Fondato nel 1887, è il Coro della Cattedrale della Santa Trinità di Niš (Serbia) che non ha mai smesso l’attività da allora. È stato insignito di prestigiosi riconoscimenti dai re Karađorđević, e, più recentemente, ha avuto la benedizione e il privilegio di cantare in occasione delle cerimonie di investitura di due Patriarchi della Chiesa Serbo Ortodossa in Peć: le Loro Santità Paolo e Ireneo. Dal 2009 organizza il Festival di musica sacra “Music Edict” a Niš. Si è esibito in Germania, Grecia, Italia, Austria, Bielorussia, Ucraina, Russia, Bulgaria, Slovenia, Serbia, Gran Bretagna, Belgio, Polonia, Francia, USA, Canada, Repubblica Ceca, Israele.

TGRFVG / lunedì 13 novembre 2023, edizione delle 14.00
riprese a cura di Giorgio Simonetti

ENSEMBLE KALOPHONIA

Canti liturgici bizantini
Gerasimos Papadopoulos, Giuseppe Sanfratello, Anna Maria Civico, Amedeo Fera
concerto finale della residenza d’artista e dei partecipanti al workshop
Gerasimos Papadopoulos, direttore
In collaborazione con Università degli Studi di Catania – Dipartimento di Scienze Umanistiche, e AreaSud.
Coproduzione con i festival Alkantara Fest e Zampognarea.

Nuova tappa, nel segno di suggestioni musicali che affondano nelle tradizioni a cavallo fra Grecia e Italia, per il Festival Internazionale di Musica Sacra promosso da Presenza e Cultura e diretto dai Maestri Franco Calabretto e Eddi De Nadai: sabato 9 dicembre, alle 20.45 nel Duomo Concattedrale San Marco di Pordenone, di scena sarà l’Ensemble Kalophonia per una full immersion nei Canti liturgici bizantini che derivano da due tradizioni ‘sorelle’, quella greca e quella siculo-albanese. il concerto viene riproposto nel conto alla rovescia per le festività natalizie: era inizialmente previsto il 5 novembre, ma era stato annullato a causa del maltempo. Adesso la serata offrirà l’occasione per approfondire il repertorio ‘siciliano’ dei canti liturgici bizantini, alla luce del processo di trasmissione orale e in un delicato equilibrio fra salvaguardia e ‘ribizantinizzazione’. Il programma sarà integrato da alcuni canti paraliturgici calabresi per evocare il “paesaggio sonoro” che fa da sfondo alla tradizione liturgica della chiesa ortodossa nel contesto fra Italia e Grecia. Diretto da Gerasimos Papadopoulos e Giuseppe Sanfratello, che saranno anche protagonisti di interventi per voce solista, l’Ensemble Kalophonia trova un punto di forza nei coristi Anna Maria Civico e Amedeo Fera, che uniscono all’impegno vocale i loro studi e le ricerche musicologiche. La produzione di scena al Festival di Pordenone, realizzata in collaborazione con i festival Alkantara Fest e Zampognarea e con l’Università degli Studi di Catania – Dipartimento di Scienze Umanistiche e AreaSud, rappresenta il concerto finale della residenza d’artista e dei partecipanti a un workshop dedicato ai canti liturgici bizantini. L’ingresso al concerto è libero, info e dettagli: www.musicapordenone.it.La 32^ edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra è promossa da Presenza e Cultura per la direzione artistica dei Maestri Franco Calabretto e Eddi De Nadai, ed è organizzata in collaborazione con Centro Iniziative Culturali Pordenone, Casa dello Studente Antonio Zanussi Pordenone, MIC-Ministero della Cultura, Assessorato alla Cultura della Regione Friuli Venezia Giulia e inoltre con Promoturismo FVG, Comune di Pordenone e Fondazione Friuli. 

Il Coro Kalophonia proporrà una selezione di Canti liturgici dalle Grandi Ore e dal Mattutino di Natale nel rito greco-bizantino, dalla tradizione degli arbëreshë di Sicilia e della chiesa ortodossa Greca. Gerasimos Papadopoulos intonerà come solista diversi canti nelle declinazioni mediobizantine, bizantina ‘classica’, post bizantina e greca. Alla sua voce si alternerà quella del solista Giuseppe Sanfratello per la versione siculo-albanese della katavasìa.Gerasimos Papadopoulos è nato e cresciuto a Cipro, dove ha avuto le sue prime lezioni sull’arte psaltica bizantina. Ad Atene, dove si laurea in Filologia Greca, ottiene il diploma di musica bizantina e studia l’oud, la teoria del makam ottomano e il canto ottomano con insegnanti greci e turchi. Attualmente insegna terminologia inglese della musicologia bizantina presso l’Università Europea di Cipro. È anche membro stabile del coro “Maestri dell’Arte Psaltica”, cantante e compositore di musica orientale. Giuseppe Sanfratello etnomusicologo, chitarrista, studioso di canto bizantino e direttore di coro, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Musicologia presso il SAXO Institute dell’Università di Copenaghen, attualmente è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, dove ha conseguito un Dottorato di ricerca in Scienze per il Patrimonio e la Produzione Culturale (2023) con uno studio etnomusicologico sui repertori di canto ad accordo delle isole Ionie. Ha insegnato etnomusicologia all’Università di Copenaghen e alla Ionian University di Corfù; dal 2020 è docente nei seminari di “Introduzione all’Etnomusicologia” e “Popular Music” all’Università di Catania. Anna Maria Civico cantante, maestra di canto di tradizione orale e vocalità integrata, musicoterapista, ricercatrice indipendente, autrice, si occupa del canto di tradizione orale italiano adducendo pratiche tradizionali e contemporanee, con un focus su timbri della voce, improvvisazione e paesaggio sonoro. Dirige il coro Voce Specifica di Venezia con cui ha in attivo il concerto-performance Albero di canto. Amedeo Fera musicologo e musicista calabrese, ha compiuto studi in sociologia (Università di Trento e Technische Universitaet Dresden), italianistica (University of Washington, Seattle, USA) e Musica, Scienza e Tecnologia del suono (Politecnico Internazionale Scientia et Ars, Vibo Valentia). Docente di ruolo nella scuola secondaria di I grado, attualmente è dottorando di ricerca presso la Katholieke Universiteit di Leuven (Belgio) con una tesi sul primo libro di madrigali del compositore calabrese del XVI secolo Giandomenico Martoretta.

VIKRA

STAR(E)S, sguardi di luci ed ombre

Coro da camera della Glasbena Matica di Trieste
Vincitore assoluto Grand Prix “Seghizzi” 2022
Petra Grassi, direttore
Musiche di Durighello, Bec, Wolf, Merkù, Gallus,
Čopi, Lajovic, Bonato, Naci
Per l’inaugurazione del Festival 2023 non poteva essere più emblematico il filo conduttore di questo programma: la luce delle stelle, che metaforicamente rappresenta la Speranza (tema del Festival 2023) e pervade l’oscurità dell’ombra, è il messaggio di fiducia che unisce ogni confessione religiosa e ogni filosofia nelle partiture che dal Rinascimento giungono al tardo Romanticismo, fino alle esperienze del secolo scorso e dei giorni nostri (in questo caso la nuova commissione al compositore albanese Aulon Naci su testi di Madre Teresa di Calcutta).
Il Coro Vikra, detentore di una lunga serie di premi internazionali culminata nel Grand Prix Seghizzi 2022, è una delle realtà semiprofessionali più prestigiose della nostra Regione ed è diretto da una delle figure emergenti nel panorama internazionale della direzione corale.

Servizio TGRFVG di martedì 24 ottobre 2023
Videoriprese a cura di Giorgio Simonetti
The Joy in Loving in the heart: prima esecuzione assoluta

Coro della Sat di Trento

I CANTI DEL PRESEPE

Stefano Rattini organo
Gianluca Zanolli violino
Mauro Pedrotti direttore
“Natal!”

Gran finale in teatro per il Festival Internazionale di Musica Sacra con un magnifico concerto corale. Dopo gli appuntamenti in Duomo con le due preziose realtà pordenonesi, l’Officium Consort e l’Orchestra San Marco impegnate nel repertorio rinascimentale e barocco, dopo i due concerti in auditorium Lino Zanussi con le tradizioni popolari albanese e mediterranea, il Teatro Verdi ha accolto il coro alpino forse più famoso in assoluto, il Coro della SAT di Trento, diretto da Mauro Pedrotti. Il programma tutto dedicato al Natale, con i celebri canti provenienti dai repertori regionali italiani, senza tralasciare le vicine regioni austriache e croate, ha offerto un saggio magistrale dell’arte inarrivabile di questo coro apprezzato in tutto il mondo. La perfetta intonazione, il rigore dell’esecuzione, l’insieme, la caratteristica vocalità specialmente del registro acuto, hanno entusiasmato e commosso il pubblico che ha salutato ogni esecuzione con applausi prolungati.
Ad impreziosire il programma di canti popolari (da Tu scendi dalle stelle a Adeste fideles; da Stille Nacht a una serie di nenie popolari), armonizzati da molti musicisti trentini (da Dionisi a Pedrotti) l’inserimento di due composizioni di Riccardo Zandonai, il celebre compositore della Francesca da Rimini: Natal! canto tratto dall’opera I cavalieri di Ekebù, ed un impegnativo Te Deum, con la collaborazione dell’organista Stefano Rattini e del violinista Gianluca Zanolli. Anche con il supporto degli strumenti non è venuta meno la forza vocale dell’ensemble che, grazie all’ottima acustica del teatro, non veniva penalizzata, pur trattandosi di un brano (il Te Deum) certamente più adatto ad un’esecuzione in chiesa. Due i fuori programma che hanno tremare il teatro. Una volta rispettato il compito loro assegnato nel programma sacro, il coro ha commosso il pubblico con un’esecuzione di uno dei brani più amati del repertorio alpino, La montanara. Un’esecuzione da brivido.

Orchestra San Marco Pordenone

Luca Vignali oboe
Diego Cal tromba
Roberta Canzian soprano
Walter Themel direttore
Musiche di J. S. Bach e G. F. Händel

Dopo la parentesi etnica con le incursioni nel repertorio albanese e arabo, ritorna protagonista il repertorio sacro più tradizionale, con il concerto che l’Orchestra San Marco ha tenuto in Duomo, quarto concerto del Festival Internazionale di Musica Sacra. La presenza dell’Orchestra (spesso assieme al Coro) San Marco è particolarmente significativa. Se scorriamo le venti edizioni del Festival, ben quattro vedono la presenza di questa istituzione pordenonese, già dal 1994 sotto la guida di Tiziano Forcolin, sempre con progetti commissionati dal Festival e sempre assieme ad ospiti di livello internazionale, da Lior Shambadal (oggi direttore principale del Berliner Symphoniker) a Laszlo Heltay (direttore del coro londinese Academy of St.Martin in the Fields). Il festival in questo modo vuole sostenere la realtà locali che si distinguono per la particolare serietà dell’impianto, per il radicamento sul territorio, per la progettualità che va ben al di là del territorio provinciale e regionale, riconosciuto da artisti di chiara fama che collaborano in questi progetti mirati. Così vale anche per Ensemble Orologio, Officium Consort, Orchestra Barocca Tiepolo, Coro del FVG.
Il concerto di venerdi 9 dicembre ha confermato la validità di questa impostazione. L’Orchestra “San Marco” di Pordenone ha presentato un programma con quattro capolavori dei due sommi maestri del barocco musicale tedesco, Bach e Händel. Nel Concerto in sol min. per oboe archi e continuo di Händel, abbiamo avuto la possibilità di apprezzare il solista Luca Vignali, primo oboe del Teatro dell’Opera di Roma, uno dei migliori al mondo. Il soprano Roberta Canzian ha presentato l’impervia Cantata di Bach n. 51 “Jauchzet Gott in allen Landen” per soprano tromba archi e continuo, e due arie dal “Messiah” di Händel. La sua voce dal timbro dolce ed espressivo, ben rendeva la drammaticità della scrittura di Bach, ma anche la teatralità brillante ed estroversa in Händel. Accanto a lei il trombettista pordenonese Diego Cal, la cui arte straordinaria sia da un punto di vista tecnico strumentale che stilistico, è un punto di riferimento per tutti gli interpreti del repertorio barocco. Concludeva il programma la Suite di Bach in re maggiore, bwv 1068, quella con la celeberrima Aria sulla quarta corda, in un tripudio di colori orchestrali. Dirigeva Walter Themel, con grande forza espressiva, verve comunicativa, attentissima lettura del testo, sottolineando ogni inflessione della partitura, ora drammatica, ora evocativa, ora scherzosa (nei ritmi di danza della Suite) del programma costruito con fantasia e intelligenza. Duomo gremito in ogni ordine, e successo calorosissimo.
Orchestra e Coro San Marco hanno recentemente festeggiato i 40 anni di attività. Una attività intensa e costruttiva, svoltasi per lo più sul territorio della Provincia di Pordenone ma con importanti uscite all’esterno, potenziata e modulata secondo criteri tesi a valorizzare l’importante tradizione musicale del Friuli Occidentale e costituita da innumerevoli stagioni concertistiche e centinaia di concerti sinfonici e corali. Ritorna al Festival con una importante produzione tutta dedicata alla Cantata e all’Oratorio, all’arte strumentale barocca, ai due grandi padri del barocco musicale tedesco.

La Frontera: la spiritualità araba e andalusa

Miranda Cortès fisarmonica cromatica e voce
Michele Sguotti violino, viola e voce
Michele Pucci chitarra flamenca
Lorenzo Gasperoni percussioni
Samia Charbel darabuka e voce

La possibilità di utilizzare l’auditorium consente a questa XX edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra di riprendere un filone etnico che non è possibile portare in chiesa. A volte il tipo di organico strumentale, la schiettezza di testi o di riferimenti musicali, i culti non cattolici, inducono a prediligere il più laico auditorium. Nelle passate edizioni, l’auditorium Concordia ha ospitato molti concerti che hanno arricchito l’indagine multiculturale sulla musica sacra o di ispirazione religiosa, proponendo i più diversi repertori, con interpreti di assoluto rilievo. È giusto ricordare brevemente i molti concerti Gospel e Spiritual per la tradizione afroamericana, la presenza di Moni Ovadia per il repertorio legato alla tradizione ebraica, Alice per il pop americano, Vizöntö per la tradizione magiara, Tenores di Bitti, Gitani di Perpignan, Musafir, Tekameli per la mistica orientale e quella mediterranea più vicina a noi.
Come la settimana scorsa con l’ensemble vocale albanese, anche l’esibizione dell’ensemble vocale e strumentale “La Frontera” ha avuto come cornice l’Auditorium Lino Zanussi, questa volta con un afflusso di pubblico addirittura superiore alla capienza della sala. Il titolo del progetto, “Mar Bianco” (ossia Mare Mediterraneo) ben riassumeva quello che Michele Pucci, Michele Sguotti, Lorenzo Gasperoni e Miranda Cortès, con la partecipazione straordinaria di Samia Charbel, hanno proposto: una miscellanea di composizioni, ora tradizionali originali ora nuove, provenienti dalle tradizioni mistiche della Turchia, Andalusia, Arabia, Algeria, Egitto, Libano. Un viaggio a ritroso nel tempo, sulle sponde di un bacino, quello Mediterraneo, che ha visto nascere la cultura classica e dove affondano le radici della nostra civiltà. Un mare che ha accolto le rotte commerciali e quindi gli scambi culturali per secoli e millenni tra i popoli che vi si affacciano, che ha visto guerre feroci per il controllo di tali rotte; che più recentemente ha visto anche i viaggi disperati di chi, scappando da guerre o miseria, cerca una speranza di futuro e spesso incontra la morte.

MAR BIANCO

Musiche della tradizione araba, andalusa, sufi, sefardita, tunisina, algerina

“Mar Bianco” è il nome col quale anticamente veniva chiamato dai Turchi il Mediterraneo, il mare che ha da sempre permesso contatti e mescolanze sia culturali che linguistiche tra le genti che ne abitano le rive.
La Frontera, durante l’epoca della Reconquista della Spagna ai danni dei Mori, era quella mobilissima ed estremamente osmotica linea di confine tra la cristianità e il mondo musulmano, che ha lasciato segni evidenti in Andalusia non solo nella toponomastica e nella lingua, ma anche nella musica.
L’ensemble “La Frontera” presenta un omaggio alla tradizione musicale musulmana, dal Maghreb al Mashreq, ed in particolare ai suoi aspetti maggiormente legati alla spiritualità.

Gruppo Polifonico Zadeja

Canti della tradizione religiosa e popolare albanese

Vestiti dei caratteristici variopinti costumi delle montagne del sud dell’Albania, i coristi del Gruppo Polifonico Zadeja polarizzano immancabilmente l’attenzione del pubblico dell’auditorium della Casa. E’ un concerto assolutamente originale e di grande fascino quello proposto nel secondo appuntamento del XX Festival di Musica Sacra: la musica tradizionale albanese con un complesso che è probabilmente il più rappresentativo, dal punto di vista sia musicologico che artistico, del recupero del folklore musicale del Paese delle Aquile del post comunismo.
Albania, nome che ancora rimanda facilmente a drammatici luoghi comuni, dagli ormai mitici gommoni che attraversavano l’Adriatico ad eventi di criminalità legati purtroppo agli interessi di molti. Più difficile constatarne l’identità geografica e culturale, pur importante e la cui scoperta apre scenari di incredibile fascino. Ci aveva provato il Duce, ma con altri scopi, alcuni decenni fa, con risultati goffi che hanno creato solo una inutile frattura umana tra i nostri popoli, tuttora non del tutto sopita.
Tornando alla musica albanese, essa conserva tesori di tradizione millenaria sopravissuti ai cinquecento anni di dominazione ottomana, sulle impervie montagne dove l’esercito turco non osò avventurarsi, come alla devastante dittatura oltre quanrant’anni.
Gli albanesi non sono religiosi nel senso più comune del termine, perché le generazioni passate attraverso il regime comunista hanno subito un incredibile annullamento della facoltà intellettuale di credere in qualcosa che non fosse il Compagno Enver e il Partito. Così la religiosità albanese è rimasta legata ad una sorta di ritualità naturale, scandita da abitudini e leggi ancestrali che rimangono tali anche nelle manifestazioni attuali di una molteplicità di confessioni pacificamente conviventi, dall’islamismo moderato, al cristianesimo ortodosso, cattolico e protestante.
Prova ne è la musica ortodossa e musulmana presentata dal Gruppo Zadeja, pervasa della stessa atmosfera dei canti popolari, affascinante silloge di ritmi complessi, di armonie stridenti e arditi contrappunti, di imitazioni di suoni della natura, racchiusi all’interno di strutture per nulla disordinate ma chiaramente definite. Se vi sono riconoscibili a volte i tratti della musica balcanica, le peculiarità armoniche, la presenza frequente di un bordone tenuto e la stessa vocalità gutturale che si espande su una estesa gamma d’intonazione, accomunano curiosamente, ma non casualmente, questi canti con quelli della tradizione sarda e corsa, testimonianza di quelle “contaminazioni mediterranee” che saranno indagate nel prossimo concerto del Festival, “Mar Bianco”.
Le vicende storiche dell’Albania, dalla lunghissima dominazione turca alla dittatura da poco finita, non hanno impedito al Paese di coltivare quasi con gelosia, oltre che con fierezza, una tradizione musicale ricca, suggestiva e assolutamente originale. Nel contempo, nonostante l’“invasione” musulmana e la repressione civile e culturale del Secondo Novecento, il senso del sacro e della spiritualità è rimasto nella memoria di una religiosità che in questi ultimi anni, nella pluralità delle confessioni, sta chiedendo sempre maggiori spazi. Il Gruppo Zadeja è il “depositario storico” della tradizione musicale popolare albanese, in questi ultimi anni oggetto di sempre più approfondite indagini musicologiche.

Officium ConsortEnsemble Orologio

Esequie musicali per la morte dell’Imperatrice Isabella di Portogallo

DAVIDE DE LUCIA maestro di concerto

Cristobal de Morales –
Missa pro defunctis a 5 voci

Il Duomo di San Marco ha ospitato il primo concerto del XX Festival Internazionale di Musica Sacra, venerdi 11 novembre scorso, primo di cinque appuntamenti che si terranno anche nell’Auditorium del Centro A. Zanussi e si concluderanno al Teatro Verdi. Vent’anni di festival sono una ricorrenza significativa per un appuntamento che ha contribuito ad arricchire con una proposta originale e multiforme, nel corso degli anni, il panorama culturale di Pordenone. Per questa apertura è stato scelto un progetto condotto a quattro mani da due associazioni musicali della nostra terra, l’ensemble Orologio ed il coro virile Officium Consort, quest’ultimo al decimo anno di attività. Si tratta di due ensemble di prim’ordine, che spesso affrontano progetti ambiziosi in collaborazione con solisti di livello internazionale. Ed anche in questo caso hanno presentato un concerto di livello straordinario, condotto con mirabile sapienza interpretativa ma con un gusto, una freschezza ed una personalità che hanno favorevolmente impressionato il folto pubblico del Duomo che ha salutato l’esibizione con lunghi e prolungati applausi.
Il programma prevedeva la Missa pro defunctis del compositore andaluso Cristobal de Morales, pubblicata a Roma nel 1544 negli anni in cui il compositore fu cantore della Cappella Pontificia. La messa fu (molto probabilmente) eseguita in quell’anno per le esequie solenni per la morte della moglie dell’imperatore Carlo V, Isabella di Portogallo.
Pur in un contesto certamente ‘funebre’ il concerto ha visto un vivace ed intelligente alternare le parti della messa con intermezzi strumentali affidati all’Ensemble Orologio (straordinario il coro di tromboni ed eccellente il cornettista) e all’organista Lorenzo Marzona, in cantoria sul bellissimo Nacchini. Tutto il coro ha dato prova di ottima intonazione e vivacità dinamica, sotto la guida perfetta di Davide de Lucia. In evidenza l’eccellenza del settore dei contraltisti ed il basso solista.
L’Officium Consort di Pordenone è il risultato di un progetto formativo iniziato all’interno dell’U.S.C.I., dedicato all’interpretazione del canto corale ad indirizzo polifonico, particolarmente rivolto alla vocalità virile. Per celebrare il decimo anniversario della fondazione, presenta questo ambizioso progetto, “Esequie musicali per la morte dell’imperatrice Isabella di Portogallo”, con la Missa pro defunctis a 5 voci del compositore spagnolo Cristobal Morales, scritta, a quanto risulta, per quella memorabile e particolare circostanza.
L’Officium Consort rappresenta una rarità nel panorama della coralità amatoriale per gli obiettivi di ricerca vocale, stilistica, di prassi esecutiva e di organico, spesso in collaborazione con realtà professionali di livello internazionale, come in questo caso.

NATIVITAS

I PRESEPI DI UMBERTO VALENTINIS

Nell’ambito delle iniziative del XXXI Festival Internazionale di Musica Sacra 2022 “Trinitas. Trinità dell’Umano”. Progetto espositivo organizzato da Presenza e Cultura, Comune di San Vito al Tagliamento, Centro Iniziative Culturali Pordenone e con il sostegno della Regione FVG.

Servizio TGRFVG di martedì 6 dicembre 2022 / ediz 19.30

Questi Presepi si potrebbero definire “Scenografie della Natività”:
luoghi dove si dispiega il racconto della Nascita.
Due tipologie si alternano, talvolta combinandosi.

Alla prima appartengono i presepi dove l’elemento paesistico prevale,
mentre nella seconda è l’elemento architettonico a dominare,
ma in molti vi è un’alternanza delle due tipologie.
Nei Presepi “paesistici” è l’assemblaggio degli elementi naturali di partenza:

– radici, frammenti di ceppaia, cortecce, elementi minerali -,
a suggerire soluzioni formali, a orientare i criteri di organizzazione del materiale.
L’immaginazione dell’artefice, immersa nel suo vissuto, gremita di reminiscenze iconografiche,
risponde alle suggestioni formali che riconosce, annidate nei materiali,
assecondandole fino a dare forma alle loro segrete potenzialità espressive.
In questo tipo di Presepi il disegno, e quindi il progetto, non preesistono alla loro realizzazione,

che è in tutto e per tutto, “opera in divenire”.
Molto più importante del disegno è qui la sensibilità analogica dell’artefice,
educata al gioco incessante della metamorfosi,
e a quello delle mutevoli corrispondenze che attraversano la natura.

Videointerviste a cura di Giorgio SImonetti

486a mostra d’arte a cura di Giancarlo Pauletto e Bruno Beltramini
Coordinamento Maria Francesca Vassallo e Stefano Padovan
SESTO AL REGHENA
SALONE ABBAZIALE SANTA MARIA IN SILVIS
3 DICEMBRE 2022 – 15 GENNAIO 2023
dal venerdì alla domenica 10.00-12.00 / 15.00-18.00
Chiuso il 25 e 26 dicembre 2021 e il 1° gennaio 2023
INGRESSO GRATUITO
www.comune.sesto-al-reghena.pn.it / www.viedellabbazia-sesto.it
Ufficio Turistico – Sesto al Reghena tel. 0434.699701

INTERMEZZO MUSICALE CON
GIOVANNI FLOREANI
Cornamusa e zampogna

Muusiche della tradizione natalizia

Giovanni Floreani. Diplomato all’Istituto Tecnico Malignani e Master Europa Innovation. Frequenta corsi privati di fisarmonica e chitarra dal 1967 al 1969 proseguendo poi da autodidatta. Inizia il suo percorso di attenta ricerca musicale alla tradizione folk degli anni ’80. Diventa musicista professionista nel 1996, dopo aver svolto innumerevoli lavori, dall’agricoltore all’impiegato, da agente di rappresentanza al designer.
Nel 1996 fonda l’Associazione Furclap (produzioni artistiche e musicali, spettacoli, animazioni) e nel 1999 la società Colori (organizzazione eventi e allestimento set). Nel 2002 promuove la costituzione di una società cooperativa che si occupa degli adempimenti fiscali di artisti, musicisti e attori. La sua carriera include la realizzazione di numerosi CD, DVD, pubblicazioni, produzioni teatrali, innumerevoli partecipazioni a festival musicali e artistici e seminari in tutta Italia e all’estero in Austria, Francia, Eritrea, Scozia, Svizzera.

In collaborazione con Associazione Culturale Furclap


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