ROBERTO GIOVETTI

FILIUS FORTUNATISSIMUS
FOTOGRAFIE

Nell’ambito delle iniziative del XXXI Festival Internazionale di Musica Sacra 2022 “Trinitas. Trinità dell’Umano”.
Progetto espositivo organizzato da Presenza e Cultura, Associazione Culturale Media Naonis, Centro Iniziative Culturali Pordenone e Comune di Cordenons, con il sostegno della Regione FVG.

Servizio TGRFVG di lunedì 5 settembre 2022, edizione dell eore 14.00

483^ mostra d’arte, a cura del Centro Iniziative Culturali Pordenone
Ingresso gratuito (lun-mer-ven-sab: ore 16.00-19.00)
INAUGURAZIONE sabato 3 settembre 2022, ore 17.30; Centro Culturale Aldo Moro Cordenons

INTERMEZZO MUSICALE CON LUDOVICA BORSATTI

MUSICHE DI BACH E PACHELBEL
PROGRAMMA
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Gottes Sohn ist kommen BWV600
(Il Figlio di Dio è arrivato)
Erschienen ist der herrliche Tag BWV629
(Il giorno glorioso è arrivato, riferito alla Resurrezione)
Johann Pachelbel (1653-1706)
Aria Terza con variazioni

Non sarebbe troppo difficile – forse – parlare di queste fotografie di Roberto Giovetti se si potessero considerare una ad una, come singole icone da guardare nella loro presenza formale, ricavandone sensi e considerazioni specifiche. […]
O, ancora, si potrebbe considerare la stessa persona fo­tografata mentre legge il giornale sullo sfondo della fi­nestra e del giardino, anche questa una visione raccolta ma respirante, con gli oggetti di casa – tavolo, poltrona, telefono, perfino le porcellane disposte sul marmo sopra il termosifone – che non appaiono più essere semplice­mente delle “cose”, ma i consueti compagni di una vita rassicurata anche dalla loro presenza. […]

Ecco, ognuna delle immagini potrebbe essere letta isolata­mente, nei suoi valori specifici: non si vedrebbe però il fatto essenziale, cioè che esse sono momenti di una sequenza, in definitiva un racconto, la storia di una quotidianità raccontata con occhi attenti e partecipi da un figlio che guarda i suoi anzia­ni genitori.
Filius fortunatissimus si intito­la questa mostra, e con questo titolo essa entra precisamente, e dialetticamente, nel tema che quest’anno connota il trentesi­mo Festival Internazionale di Musica Sacra, appunto il tema del Filius, dopo esserci centra­to, nei due anni precedenti, ri­spettivamente sul tema del Pa­ ter e della Mater. […]
È in questo contesto che di­ventano molto suggestive, direi proprio toccanti tutte quelle immagini, nella sequenza, che testimoniano la vita comune, appunto una quotidianità osservata con affetto ma anche con nascosta trepidazione, con la consapevolezza di chi sa che la fortuna di avere ancora i genitori con sé è una fortuna che, per comune destino, avrà fine. […]
Questa mostra ci pare dunque una bellissima elegia at­torno ad un rapporto fondante della vita, quello tra geni­tori e figli, rapporto complesso, essenziale, determinante, difficile da districare e difficile da esprimere.
Roberto Giovetti ha saputo farlo in immagini ricche di sapienza fotografica e di sensibilità umana. Giancarlo Pauletto

Roberto Giovetti. Nato a Cuggiono (MI) nel ’54, ha cominciato a fotografare all’età di 10 anni con la biottica del papà. Laureato in Scienze Politiche con la tesi La Fotografia nella società, nei primi anni ’80 ha cominciato a occuparsi di fotografia professionalmente. Fortissima è stata l’esperienza di ritrattista a bordo di una nave da crociera da cui derivò una mostra al Diaframma di Milano nel ’90 sugli americani in vacanza. Nel ’99 ha partecipato a Hic et nunc. Dal ’95 si occupa anche di fotoritocco e grafica al computer. Il prepotente avvento del digitale e la diffusione di questi nuovi mezzi grazie ai quali sono tutti fotografi e grafici lo hanno disorientato fino a farlo rallentare notevolmente e regredire alla riscoperta del foro stenopeico. Ritrovata la pace interiore ha prodotto la serie Le mie camere, che bella foto sembra un quadro, esposta al Museo Carà di Muggia, in Biblioteca a Pordenone e altrove. Il suo approccio alla fotografia è ora molto più critico e disincantato. Nel 2011 ha aperto il Giovetti fotospazio a Pordenone, con esposizione di materiale fotografico tradizionale e due pareti per ospitare fotografi che non trovino altri luoghi idonei in città. Fra le ultime mostre da citare le personali alla Roggia di Pordenone e alla rassegna Vedere Oltre di Motta, Caleidoscopica (Palmanova) e Fotografario (Spilimbergo) 2019-20. Vive tra Sacile e Pordenone.


Nel soffio della storia. Terre d’oriente

Mostra d’arte a cura di Presenza e Cultura e del Centro Iniziative Culturali Pordenone. In collaborazione con il Comune di San Vito al Tagliamento.
A cura di Giancarlo Pauletto

(…) Nel soffio della storia mette in primo piano non soltanto il tema iconografico dell’esposizione, cioè l’antica arte romana di Leptis Magna, Sabratha, Cirene, Tripoli e altri luoghi dell’odierna Libia, ma anche il fatto che questa iconografia testimonia la Storia, è cioè uno dei tanti segni del passaggio della specie umana sulla terra, ne mette in evidenza la rapidità e, al di là di ogni nostro desiderio, anche la sostanziale labilità.
Quello della Storia, infatti, è un “soffio”, cioè un momento, un tempo breve, nonostante gli antichi monumenti siano anche, pur nella loro evidente “consumazione”, la testimonianza di una durata, di una sotterranea opposizione alla morte che si manifesta propriamente nel respiro dell’arte che li ha pensati e realizzati.
(…) Il pathos del tempo si riscopre tuttavia in uno scatto come quello dedicato al Tempio di Apollo a Cirene, dove il salire suggerito dalla sequenza dei gradini conduce ad una figura mozza, consumata: qui si riconosce un’attenzione al fluire della storia, che non cessa tuttavia di essere contraddetto dalla forza evidente, spalancata della pietra.
Ciol insomma, senza declamare, semplicemente inquadrando, dettagliando il visibile della realtà, induce alla meditazione. (…)
Giancarlo Pauletto

Elio Ciol. Il canto della pietra Armenia 2005

Mostra d’arte a cura di Presenza e Cultura e del Centro Iniziative Culturali Pordenone. In collaborazione con il Comune di Sesto al Reghena.
A cura di Giancarlo Pauletto

(…) È un profondo omaggio di tutti noi e una affettuosa riconoscenza a Elio Ciol la presenza delle sue testimonianze fotografiche nelle storiche sedi dell’Abbazia di Santa Maria in Silvys di Sesto al Reghena.
Ci siamo affidati a lui, al suo sguardo che dal Friuli Venezia Giulia ha seguito le tracce trasfigurate del sacro nei tantissimi luoghi da lui scelti e percorsi. È questa sacralità non esibita, senza effetti speciali, che scioglie alberi e colline tra le nebbie in spazi senza confini, che va a cercare anche in paesi lontani segni e significati in muri, pietre, case, chiese, che lo rendono unico. Come nei luoghi d’Armenia con le sue croci. (…)
Una mostra che ci porta all’attualità, dove i conflitti stravolgono e distruggono, mentre cresce a dismisura l’urgenza di pensieri solidi e azioni costruttive. (Maria Francesca Vassallo, Presidente Centro Iniziative Culturali Pordenone)
(…) Architetture di chiese e monasteri e Khatchkar, cioè croci scolpite nella pietra, di questo si compone la mostra che Elio Ciol presenta oggi nello spazio prestigioso dell’abbazia di Sesto al Reghena: trentasette immagini che sono solo parte di un ampio lavoro elaborato durante un viaggio in Armenia nell’ottobre del 2005, ben sufficienti tuttavia a coinvolgere lo spettatore nel fascino e nell’ancora attuale vitalità di un’antica cultura cristiana, creatrice di straordinari capolavori di architettura e scultura. (…) Queste croci scolpite( Khatckar) – ha evidenziato il critico Giancarlo Pauletto – con una abbondanza di elementi che si rifanno all’Albero della vita , con i frutti del melograno e della vita, non possono non farci guardare con occhi diversi, in qualche modo più partecipi, in consonanza culturale, anche il grande affresco dell’Albero della vita in questa stessa Abbazia benedettina (…) (Giancarlo Pauletto, curatore della mostra)

STRAVINSKY. Sinfonia di Salmi

Coro del Friuli Venezia Giulia
Orchestra San Marco e Collegium Apollineum
Marco Feruglio direttore
Cristiano Dell’Oste maestro del coro

La Sinfonia di Salmi di Stravinskij è una delle icone del neoclassicismo novecentesco, il cui un linguaggio razionale fonde tutte le radici culturali del Vecchio Continente: quelle del cattolicesimo primo e vero, ma anche greche e romane pagane, bizantine, latino – cristiane, rinascimentali e poi barocche. Un progetto che impegna un organico strumentale e vocale di rara ampiezza, realizzato dalle sinergie di Orchestra San Marco, Collegium Apollineum e Coro del Friuli Venezia Giulia, tra le principali realtà musicali della nostra Regione.

COROU DE BERRA

Religiosità e spiritualità nella polifonia popolare delle Alpi del Sud

Michel Bianco, Françoise Marchetti Claudia Musso Joris Baracroli

Il Corou de Berra raccoglie e interpreta da oltre vent’anni la memoria musicale popolare della regione nizzarda: un patrimonio culturale di incredibile fascino, in cui coabitano il canto Barocco e il Gregoriano, il popolare e il sacro, la monodia e la polifonia, il latino e il nizzardo, l’oralità e la notazione classica e in cui si fondono influenze sarde, liguri, provenzali e piemontesi.

SABA ANGLANA

ABEBECH – FIORE CHE SBOCCIA

Storia di identità, preghiera e guarigione
Il sacro nella cultura d’Etiopia

di e con Saba Anglana voce
Federico Marchesano contrabbasso Mattia Barbieri percussioni
Fabio Barovero fisarmonica – live electronics

La terra d’Etiopia è uno dei luoghi al mondo in cui il pensiero sacro ha avuto una tra le più sentite forme di penetrazione religiosa, fin dall’adozione del Vangelo nel IV sec. d.C.
Milleseicento anni di grande devozione hanno fatto del popolo etiope il baluardo della spiritualità di matrice cristiana in ambito africano. Un senso di profonda sacralità pervade ogni angolo di questa terra al punto da regolare i rapporti tra gli esseri umani e il loro comportamento rispetto alla natura, le stagioni, la morte
.

Altri concerti sul territorio del Friuli e Veneto Orientale

CRISTINA DEL TIN/soprano
LILIIA KOLOSOVA/mezzosoprano
DANIELE RUSSO/pianoforte
Musiche di Ghedini, Tosti, Respighi
e canti tradizionali di Natale

Il concerto nasce dalla collaborazione con il Conservatorio Tomadini di Udine e si sofferma, nella prima parte, su alcune composizioni scritte su testi sacri da due protagonisti della cosiddetta Generazione dell’80, ossia quel Novecento Italiano che attinge ai linguaggi e alle suggestioni della tradizione, oltre a due preghiere scritte dal principe della lirica vocale da camera italiana; nella seconda parte una carrellata di canti tradizionali natalizi elaborati da Marco Sofianopulo, organista, compositore, direttore e docente del Conservatorio di Trieste, recentemente scomparso.

Videointerviste dal min 5:21

EDESSE ENSEMBLE

Gevorg Dabaghyan duduk
Justine Zara Rapaccioli direttrice
Musiche della liturgia Armena dal Medioevo al XIX secolo

Il canto liturgico armeno si cala nella notte dei tempi del cristianesimo e da sempre accompagna l’identità della fede e dei riti di un popolo tormentato.
Il programma comprenderà antichi inni monodici, composizioni polifoniche della Divina Liturgia dei “padri” della musica polifonica armena, Makar Yekmalian e Komitas, inni dedicati alla Vergine Maria, tra cui uno diMechitar di Sebaste (1676-1749), fondatore della Congregazione Armena Mechitarista di San Lazzaro degli Armeni, Venezia.

In collaborazione con Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena di Venezia

ELISABETH ZAWADKE

Musiche di J. S. Bach, F. Mendelssohn, O. Respighi, M. E. Bossi, G. Tailleferre

Il concerto affidato ad un prestigioso docente dell’Accademia di Lucerna, riporta nel palinsesto del festival il recital organistico che mancava da qualche tempo. Lo strumento utilizzato sarà il “Mascioni” inaugurato nel 1964 alla presenza del Cardinale Albino Luciani, che poi divenne Papa Giovanni Paolo I.

Il programma spazia attraverso alcuni capolavori dell’immenso repertorio, con un interessante focus sul tema del “notturno”.

In collaborazione e con l’apporto del Duomo San Nicolò Vescovo Sacile

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