Giovanni Feltrin organo musiche di Fasolo, Bossi, Vittadini, Liszt, Demessieux, Guridi in collaborazione con Festival Organistico Udinese
Il programma inizia con alcuni versetti organistici su di un Inno francescano e prosegue sul tema della Carità, imperniato su due grandi Santi, entrambi francescani, sino al finale, dedicato al Buon pastore. Giovanni Feltrin è interprete di forte personalità e versatilità, partecipando a importanti Festivals in molti Paesi europei, sia come solista che collaborando all’organo e al cembalo con Gli Archi Italiani, I Solisti Veneti, Orchestra di Padova e del Veneto, dell’Opera di Genova, del Teatro La Fenice di Venezia e gruppi corali.
Studenti del Dipartimento di Musica Sacra Mario Perestegi, Anton Potočnik, Damian Močnik docenti coordinatori
Musiche di Gabrieli, Bach, Frescobaldi, Anerio, Duruflé, Triler e canti gregoriani
La prestigiosa Accademia di Musica dell’Università di Lubiana, con il suo Dipartimento di Musica Sacra, porta nel nostro festival un progetto dedicato, che vede la partecipazione dei migliori allievi (esecutori e compositori) diretti e accompagnati dai loro docenti, interpretando il tema dell’anno alla luce della loro particolare e ricca tradizione musicale.
TEODORA KAPINKOVSKA pianoforte musiche di Liszt, Bach, Cuccu
Il progetto pluriennale vede protagonisti i migliori talenti dei conservatori del FVG, impegnati nella ricerca di un repertorio pianistico sacro, attingendo alle meravigliose pagine delle trascrizioni bachiane (ad opera di Liszt in primis) e a nuove composizioni appositamente commissionate (Fabio Cuccu). Protagonista di questa edizione la giovane pianista macedone, già vincitrice di importanti concorsi internazionali, che sta ultimando il suo perfezionamento al Conservatorio di Trieste.
Enerbia Ensemble Maddalena Scagnelli, voce viella e salterio Enea Sorini, voce e percussioni Dario Landi, liuto medievale piva e piffero Anna Perotti, voce Sara Pavesi, arpa bardica
Un medioevo di luce e di gioia, dove Dio dona carità perfecta insieme ad ardore et alegranza nel più puro spirito francescano di fratellanza con tutto il creato. Il programma prevede un’ampia selezione di brani dai repertori devozionali italiani ed europei, con una particolare attenzione ai manoscritti delle “Laudi di Cortona” (XIII sec.), del Libro Rosso di Montserrat e dell’Antifonario di Bobbio (XIV sec.) oltre a brani di tradizione popolare del Regno Unito, Francia e Italia, in un ideale percorso lungo la Via Francigena.
Sacra rappresentazione per baritono, voci maschili, archi e armonium musica di Cristian Carrara
Clemente Antonio Daliotti baritono Quartetto dei Filarmonici Friulani Quartetto vocale del Coro del Friuli Venezia Giulia Cristiano Dell’Oste, Armonium e concertazione in collaborazione con Festival Pergolesi Spontini
Transitus è una sacra rappresentazione, una sorta di liturgia della memoria, in cui Francesco canta l’avvicinarsi di Sorella Morte. E lo fa con le parole pronunciate in vita, ma anche con gesti simbolici, rituali, liturgici, secondo l’antica consuetudine drammatica. Ideata per la Basilica di San Vitale a Ravenna e commissionata da Ravenna Festival, la significativa pagina di uno dei compositori italiani attualmente più attivi a livello internazionale è riproposta con i complessi vocali e strumentali più prestigiosi della nostra Regione.
Cantori Gregoriani direttore Fulvio Rampi voce recitante Paolo Bessegato
Il messaggio centrale di San Paolo, su i cui testi è incentrato questo programma, è la conoscenza, anzi, la “sovraconoscenza” di Cristo, intesa non come puro esercizio intellettuale o filosofico, ma esattamente al contrario, come sinonimo di “Caritas”, ossia di amore. All’esecuzione musicale, che vede protagonista uno dei gruppi italiani più autorevoli al mondo nel campo dell’interpretazione e ricerca del Canto Gregoriano, sono alternate alcune letture “francescane” tratte da un romanzo di Christian Bobin, ispirato alla vita del Santo di Assisi, emblema della “Caritas” per antonomasia.
Intende Voci Ensemble Mirko Guadagnini tenore e maestro concertatore Musiche di Bach, Burelli, Barber in collaborazione con Festival di Trento e Bolzano e Festival Liederìadi Milano
Il programma propone diverse sfumature della Caritas nella produzione musicale di epoche diverse tra loro, ma in grado di mostrare quanto di antico ci sia nella scrittura musicale temporalmente più vicina a noi e quanto di moderno ci sia in alcune scritture antiche. Accanto a tre Mottetti di Bach, una commissione del Festival al giovane compositore Sebastiano Burelli, “Ascolta Maria”, e la trilogia di Samuel Barber che racconta la Caritas nella sua sfumatura dell’agápe greca, ovvero nella modalità con cui l’uomo riesce ad attuarla nella sua vita di ogni giorno, attraverso il concetto più alto di stima e benevolenza verso altri come lui.
Accademia d’archi Arrigoni Coro Kairos Vox Filippo Maria Bressan direttore Marco Cortinovis organista Musiche di Poulenc e Händel
Il coro trevigiano e i giovani talenti dell’accademia friulana sono guidati da uno dei più autorevoli direttori del nostro tempo, in un programma composito e accattivante. Il capolavoro del giovane Händel, scritto non appena giunse in Italia nel 1707, lungi dall’essere una prova di gioventù, rivela una straordinaria potenza e perizia compositiva. Il Concerto per organo, archi e timpani di Poulenc colpisce per il particolarissimo organico e crea un suggestivo contrasto con la sontuosa scrittura barocca händeliana.
Proiezione del film muto di Ugo Falena e Mario Corsi (1918) sulla vita di San Francesco Improvvisazioni organistiche a commento a cura di Ferruccio Bartoletti in collaborazione con Festival Organistico Udinese
“Ricordo che dopo la proiezione i Cardinali e gli altri eminenti Monsignori vollero esprimere il loro vivo compiacimento al maestro Mancinelli, a Ugo Falena e a me, e dissero che dal cinematografo la Chiesa poteva aspettarsi, come l’Arte, grandi nobilissime cose.” Mario Corsi (Cinema, fascicolo 43, 10 aprile 1938)
Il progetto espositivo nasce nell’ambito della XXXIII edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra organizzato da Centro Iniziative Culturali Pordenone, Comune di San Vito al Tagliamento, Presenza e Cultura e con il sostegno della Regione FVG. Mario Micossi (1926-2005), artista friulano, ma internazionale, ha dedicato l’amore del creato, del “naturale”, alla montagna, alle Carniche come alle Giulie, alle Dolomiti e infine ai grandi monti della catena himalayana che egli, da grande appassionato, visitò osservò e ritrasse in un gran numero di tavole incise.
[…] La tecnica soprattutto usata è quella dell’acquatinta, per gli effetti latamente “pittorici” che essa permette attraverso le raffinate stesure cromatiche che si avviano dall’attento e paziente lavoro dell’artista. Sono, tutte queste vedute di Micossi, una realtà trasformata in fantasia, una ben concreta, verificabile successione di piani che diventano visione, quasi favola, un modo per trasferire ciò che gli occhi concretamente vedono in una sorta di “dover essere” del mondo in cui veramente si trasmette quell’Amor Naturae, di cui parla il titolo dell’esposizione. Molti gli esempi che si possono fare, qualcuno almeno andrà un po’ delineato, per rendere più concreto e verificabile il nostro discorso. Castello di Udine con Alpi Giulie, acquatinta. Estremamente suggestiva la visione della città, lasciata intuire attraverso i suoi culmini e campanili, con insediato al centro il Castello, vero nel volume, ma assai alleggerito dalla luce bianca che lo investe, dal sottile disegno dell’architettura, che separa e distanzia dalle montagne, tuttavia ricollegate visualmente ad esso dal chiarore della neve che illimpidisce l’azzurro più profondo con cui è delineato tutto lo spazio dell’alpe.
È questo, appunto, uno dei mezzi espressivi più efficaci che Micossi usa: l’impostare tutta la visione su due toni, il bianco e l’azzurro, qui separati solo da una zona di sapientissimo grigio-nero. L’effetto che così egli ottiene è quello di far diventare la realtà rappresentata quasi un cristallo dipinto, fermato per sempre in una luce che è nello stesso tempo vera e sognata. Il bianco e l’azzurro sono sostituiti, in altre tavole, da una dominante rosso-ocra sapientemente intersecata da caldi grigi di diversa tonalità, come si vede per esempio nel bellissimo trittico dedicato al Tagliamento: che diventa, nel montaggio di tre tavole, quasi un’incantata opera astratta, senza tuttavia perdere il fascino paesistico da cui è suggerito. Altre volte dominano i neri e i grigi, contrastati da fasce di bianchi sottilmente vibranti: è il caso, per esempio, di Jof Fuart e Valbruna, con la grande montagna che diventa quasi il fondale di una storia leggendaria e un po’ inquietante: perché Micossi sente anche il mistero, e il pericolo, della montagna. O le sinfonie che riguardano le Dolomiti, come Tre cime di Lavaredo e Croda dei Toni, sera, oppure Averau, Cinque Torri e Tofana di Rozes, da Cortina, che sono, nella loro vastità, come dei poemi visivi; o, per un ultimo esempio, Everest da Rongphuck, Tibet, acquatinta classicamente impostata, con un primo piano più scuro che fa risaltare la mole maestosa del monte nei suoi toni rosso-ocra, un’immagine di realtà che traduce tuttavia anche il trasalimento, la meraviglia, la stupefatta contemplazione di un uomo, Mario Micossi, che guarda l’imponenza della natura. E noi con lui. Giancarlo Pauletto
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