Il progetto Festival Internazionale di Musica Sacra prosegue l’indagine sul sacro, nella musica come nelle arti visive, declinato sotto i più diversi aspetti, aperto al dialogo interreligioso, declinato attraverso i linguaggi della tradizione e dell’innovazione.
Un progetto multidisciplinare e articolato, con al centro la stagione dei concerti sacri che si tengono nel Duomo di Pordenone, ma che da alcuni anni comprende anche varie iniziative: mostre d’arte attinenti al tema annuale, cicli di conferenze e lezioni concerto che coinvolgono altri enti partner, concerti e iniziative collaterali che si svolgono su tutto il territorio regionale.
Il tema di questa XXXI edizione è quello del “Filius”, che segue quelli del “Pater” e della “Mater” che hanno caratterizzato le due precedenti edizioni.
In termini relativi al sacro e al religioso, ma anche in termini semplicemente antropologici, il tema del “figlio” coinvolge fatti quali quello della nascita, della famiglia, della responsabilità dei singoli verso gli altri e della società verso i singoli: è insomma un tema amplissimo, rispetto al quale sono state pensate, in quest’occasione, tre mostre che ci sembrano, in vario modo, ben attinenti all’argomento in questione.

NEL SEGNO DEL FIGLIO. Siamo alla fine del ciclo triennale Trinitas, il primo progetto di così ampio respiro nella lunga storia del Festival. Un percorso ricco e articolato di spunti e approfondimenti. Questa terza annualità propone un confronto a distanza, nel segno delle Sette Parole di Cristo, tra Sofia Gubaidulina (certamente la più mistica e spirituale compositrice russa vivente) e Haydn (accompagnato da letture di Saramago, scelte da Sandro Cappelletto). Molte le prime esecuzioni, forte indirizzo di un Festival che guarda al futuro e crede nei giovani che con i loro contributi arricchiscono il repertorio sacro. Infatti al battesimo della nuova composizione di Mario Pagotto, “Credo” (proposta accanto alla prima esecuzione in tempi moderni di un settecentesco “Dixit Dominus” di Baldassarre Galuppi, che coinvolge tre cori pordenonesi), segue una serie di nuovi lavori che vedranno la luce a Pordenone ma saranno replicati in festival partner, uno per tutti Vilnius in Lituania, dove verrà riproposto il brano commissionato alla giovanissima compositrice friulana Marianna Acito. Tra questi da segnalare la nuova coproduzione con Ravenna Festival di un lavoro per voce e ensemble, su testo di S. Agostino. Una ennesima edizione coraggiosa, questa trentunesima, che presenta anche opere di raro ascolto, come ad esempio l’integrale del monumentale ciclo pianistico di Messiaen, gli Sguardi al Bambin Gesù, due ore e mezza di musica suddivisi in due concerti e intercalati da letture. E poi due recital organistici, tre lezioni concerto cameristiche (Lied per voce e strumenti, nel segno della divulgazione e formazione del pubblico). E altre opere particolari e appropriate al tema, come la Lauda per la Natività del Signore di Respighi, un concerto monografico su Josquin Desprez, uno sguardo al sacro contemporaneo che proviene dalle regioni baltiche, la deliziosa Ceremony of Carols di Britten. Perché, tra l’altro siamo in clima prenatalizio e, con una virata verso il ricco patrimonio etnomusicale dedicato alla tradizione devozionale, proponiamo un progetto che ha come protagonista uno strumento mai apparso finora, la cornamusa, in un programma dedicato ai “canti di culla”. Franco Calabretto e Eddi De Nadai, direzione artistica

foto by @Gigi Cozzarin

FILIUS: PER UN MONDO NUOVO. Il XXXI Festival di Musica Sacra ci offre quest’anno un programma musicale ancora una volta raffinato e davvero eccezionale. Ricco anche nei suoi contenuti, nei tanti concerti, di riferimenti diretti o indiretti alla tematica prevista per il terzo anno del triennio intitolato alla Trinità, colta nel suo alto significato sia religioso che sociologico: Pater, Mater, Filius.
Il tema del Figlio è ricchissimo per i richiami teologici che ci mettono davanti il protagonista del cristianesimo, cioè Gesù figlio di Dio e di Maria. La parte musicale ridonda di composizioni, anche celebri, soprattutto sulla nascita e la passione del Cristo che rievocano il Padre e lo Spirito Santo, cioè le altre persone della Santissima Trinità.
Ma rievocano pure la madre umana, Maria, che costituisce il fondamento terreno, per cui Gesù è vero uomo oltre che vero Dio. Figlio, richiamo ricchissimo anche al centro sociologico della visione umana della famiglia. Oggi più che mai c’è questa esigenza di interessarci dei giovani, oltre che come componenti di famiglia, come creatori di futuro. Figli fonte di preoccupazioni e che tuttavia possono essere artefici responsabili di cambiamento per un mondo nuovo, anche in un momento in cui la famiglia è in crisi e il futuro appare come un orizzonte traballante.
Pure il Festival, quindi, oltre ad essere un’occasione di buona musica, ancora più vuole essere un richiamo certamente di tematiche di buona, profonda religiosità, ma insieme una spinta di responsabilità alle varie agenzie educative nei confronti dei giovani. La famiglia, innanzitutto, che per essere educatrice efficace deve prima di tutto essere vera famiglia duratura e non convivenza occasionale.
Poi vorremmo prendere in esame la funzione educativa della Chiesa. Sulle orme del Vangelo, ben testimoniato oggi da Papa Francesco, il cristianesimo dovrebbe essere sempre di più “incarnato” nella storia e nella quotidianità delle persone. Aspetto primario, offrire orizzonti di novità e speranza nel mondo che ci si appresta a vivere, e così disperdere quelle nubi oscure di pessimismo che oggi sembrano prevalere.
Intanto crediamo che in questo tempo sia sempre più opportuno offrire la possibilità di coinvolgersi in espressioni di una cultura che, come il nostro Festival di Musica Sacra, possano rasserenare, ispirare buoni pensieri e spingere a partecipare a una famiglia, una chiesa, un mondo davvero nuovi. Luciano Padovese, presidente Presenza e Cultura

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