- 29 Giugno 2025
- ore 18:30
- Duomo Concattedrale San Marco Pordenone

- 29 Giugno 2025
- ore 18:30
- Duomo Concattedrale San Marco Pordenone
DEL FOLLE AMORE
CONCERTO GIUBILARE

Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani
Orizzonte Vocale
Maddalena De Biasi soprano
Lorenzo Renosi controtenore
Davide Galleano tenore
Paolo Leonardi baritono
Giacomo Pieracci basso
Maria Eleonora Caminada soprano
Mimma Campanale direttrice
Musiche di Palestrina, Mendelssohn, de Victoria, Rossini, Solbiati
In collaborazione con Festival di Musica Sacra di Trento e Bolzano
Planctus Mariae (ma il vero titolo è Donna de Paradiso) è la più nota delle laude raccolte da Jacopone da Todi sotto il titolo di Laudi del folle amore. La straordinaria interpretazione di Franca Rame in Mistero buffo, di Dario Fo, che ne svelò la forza testuale e l’enorme potenzialità gestuale e scenica, ha ispirato l’opera Del Folle Amore, Passione secondo Maria di Alessandro Solbiati è dedicata alla madre di Giulio Regeni e a tutte le madri-coraggio del mondo. Viene qui presentata la prima esecuzione della versione per soprano, quartetto vocale e orchestra (2025).
Nella prima parte del programma alcune significative pagine rinascimentali e romantiche sui temi dell’amore, dell’umana sofferenza e della fede.
PROGRAMMA
Stabat mater
melodia popolare polacca arrangiata da Bartosz Izbicki (1975-)
Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594)
Missa Brevis: Kyrie
Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847)
2 cori sacri op. 115
Beati mortui
Periti autem
Thomas Luis de Victoria (1548-1611)
Judas mercator pessimus
Giovanni Pierluigi da Palestrina
Missa Brevis: Gloria
Gioacchino Rossini (1792-1868)
Preghiera
Alessandro Solbiati (1956-)
Del folle amore
Passione secondo Maria
per soprano, coro e orchestra sulla Lauda “Donna de Paradiso” di Jacopone da Todi
Dedicato alla madre di Giulio Regeni e a tutte le madri-coraggio del mondo prima esecuzione della versione per soprano, quartetto vocale e orchestra (2025)
In collaborazione con Festival di Musica Sacra di Trento e Bolzano
Planctus Mariae (ma il vero titolo è Donna de Paradiso) è la più nota delle laude raccolte da Jacopone da Todi sotto il titolo complessivo di “Laudi del folle amore“. Straordinaria e impressionante fu l’interpretazione che ne fece Franca Rame in Mistero buffo, di Dario Fo: quando la vidi, decenni fa, mi innamorai subito della forza testuale, del suo significato e della enorme potenzialità gestuale e scenica contenuta in quel lungo brano poetico.
Quella Madonna non è la Madonna serena e divina dell’iconografia cristiana: è ogni donna che perde un figlio, è lo stesso, intero dolore umano, quello che può travolgere la mente, quello prodotto dalla violenza, quello dell’amore materno percosso; e penso alle ingiuste carceri del mondo, ai milioni di bambini uccisi dalla fame, dai soprusi e dalle violenze d’ogni tipo, ai desaparecidos, agli occhi delle madri che vedono nascere figli senza alcun futuro…
In quel testo, con stupefacente modernità, l’evento, la Passione e Crocifissione, si delinea attraverso mille brandelli di frase pronunciate da mille voci che circondano la mente frastornata di Maria. Il suo è una sorta di delirio, non lontano dalle figure distorte dell’Altare di Issenheim di Grünewald, ma anche dal dolore di Woyzeck o dai ritratti deformati di Bacon. E vi è qualcosa che ricorda Pasolini nell’affidare al popolo la narrazione, vera cronaca in presa diretta, di ogni fase dell’evento. La conversazione finale di Maria con il Figlio è lontana mille miglia da ogni dogma: Cristo è un figlio morente.
Il mio progetto musicale nacque nel lontano 2006, vari tentativi di realizzazione fallirono finché nel 2018-19 Giorgio Battistelli, allora direttore artistico della ORT, mi propose la commissione di una Passione e io capii di colpo che quella era la vera destinazione di quel testo: una Passione, significativamente Passione secondo Maria, dedicata alla madre di Giulio Regeni e a tutte le madri-coraggio del mondo.
In questa occasione viene presentata una nuova versione, in cui la parte del coro è stata trascritta per un ensemble vocale di sole cinque voci: da una parte questo può far perdere il “peso” della presenza umana collettiva, ma dall’altra permette alcune sfumature più sottili nel rapporto solista-tutti.
Il testo è stato diviso in ventiquattro numeri che si susseguono senza soluzione di continuità. Nei primi sei, in modo responsoriale si alternano gli interventi di un coro “amico”, di volta in volta femminile, maschile o misto, che incarna la gente che quasi grida a Maria cosa sta succedendo, il tradimento, l’arresto, il dileggio, la flagellazione. Maria subentra ogni volta con stupore, come non attendendosi quell’arresto, fino a domandare direttamente a Pilato (notevole invenzione, rispetto ai Vangeli) la liberazione del Figlio.
Ogni mia scelta musicale va a sottolineare la potenza scenica insita in ogni verso e in ogni intervento.
Nel settimo numero il coro cambia di segno e, viceversa, invoca con insistenza primitiva la Crocifissione, e tale violenza mi ha suggerito una musica brutale (questa l’agogica) e ritmica, quasi una danza di morte. Ad esso si contrappone la prima delle tre “Arie di Maria” in ciascuna delle quali prende sempre più spazio l’invocazione “O figlio”: il semitono discendente che domina tutto il mio lavoro inizia ad essere vero lamento, dopo essere stato grido. Nei numeri IX-XIII vi è la terribile narrazione, particolareggiata fino alla crudeltà, delle fasi della crocifissione e la musica si fa cruda, a volte oscura, a volte lacerata e ossessiva. La seconda “Aria di Maria” (XIV) chiude tutta la prima parte di questa Passione, quella della narrazione affollata e incalzante; il successivo Interludio orchestrale (XV) serve a “spegnere” l’orchestra, poiché i numeri XVI-XX sono basati su un dialogo nel silenzio tra la madre e il figlio morente in Croce: in me vi era l’immagine della Pietà Rondanini, in cui il corpo di Maria e del Figlio sono fusi in un unico volume, tanto che Michelangelo trasformò in corso d’opera una spalla di Maria nel capo di Cristo, la massima unità tra madre e figlio. Sono quindi gli echi corali del canto di Maria a trasformarsi nelle risposte di Cristo e viceversa.
Dopo l’ultimo respiro del figlio, l’orchestra rientra per la “Terza Aria di Maria” (XXI-XXIII) in cui l’ossessiva ripetizione dell’invocazione “figlio” ha trovato il suo suono in me solo quando ho conosciuto la stupefacente Canzonetta spirituale sopra la nanna di Tarquinio Merula, in cui l’alternanza ipnotica di due accordi sospensivi diviene da una parte una ninna nanna e dall’altra un canto funebre: tale alternanza impregna anche la mia musica, poiché il tempo si è fermato, dopo questa morte, per Maria.
Il numero XXIV è un Postludio orchestrale che, forse su modello bachiano quasi inconsapevole, suggerisce uno spiraglio di luce, che non voglio qui definire.
Del folle amore è la mia sinfonia con voci, vera e propria Sinfonia del Dolore.
Alessandro Solbiati
Maria Eleonora Caminada divide la sua attività tra il teatro d’opera di tradizione e le espressioni musicali del ‘900 e contemporanee. Ha interpretato ruoli principali in Così fan tutte e Don Giovanni di Mozart, Clorinda ne La Cenerentola di Rossini (Teatro Coccia di Novara), Didone in Dido & Aeneas di Purcell, Natalia in Una domanda di matrimonio di L. Chailly, Bubikopf in Der Kaiser von Atlantis di Ullmann, Monica ne La Medium di Menotti (Teatro Fraschini di Pavia), Amore in Orfeo ed Euridice di Gluck.
È frequentemente invitata a eseguire opere in prima esecuzione assoluta: Else di Federico Gardella (diretta da Tito Ceccherini presso il Cantiere internazionale d’arte di Montepulciano 2021 e presso il teatro Ariosto di Reggio Emilia, in onda su RAI 5 l’8 marzo 2025) e L’ombra di un meriggio lontano di Virginia Guastella (diretta da Francesco Bossaglia presso il Cantiere internazionale d’arte di Montepulciano 2022 e presso l’Urban Opera Festival di Bologna). Tra le sue recenti esibizioni degne di nota figurano i Carmina Burana di Orff al Teatro Comunale di Bologna, Alfred Alfred di Donatoni presso il Festival Aperto di Reggio Emilia, l’opera virtuale di Alessandro Solbiati Il silenzio e il canto con il Divertimento Ensemble a Milano e la Ophelia Suite di Stefano Pierini con il GAMO Ensemble a Firenze.
I suoi impegni nel 2025 includono tre opere in prima assoluta: My name is Floria di Virginia Guastella per il Festival Aperto 2025, Maxima Immoralia di Orazio Sciortino per il 50° Cantiere Internazionale d’arte di Montepulciano e 89 Seconds to Midnight di Maria Vincenza Cabizza per il Festival Verdi 2025.
Mimma Campanale, nata nel 1990, dopo le lauree di I e II livello in direzione d’orchestra, viene selezionata per la masterclass in direzione con A. Tamayo a Lugano e con N. Thomson a Dresda. Ha all’attivo diverse prime esecuzioni assolute in collaborazione con: la Società dei concerti B. Barattelli, di cui diviene direttore in residenza nel 2019; l’Accademia Filarmonica Romana; l’Icarus ensemble, con cui incide Contemporary music Book per Da Vinci Classics. Nel 2023 incide Note di donne per Digressione Music con brani di compositrici contemporanee. Dal 2016 è assistente di M. Angius collaborando con: Orchestra di Padova e del Veneto, Comunale di Bologna, Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, I Teatri di Reggio Emilia, Festival MilanoMusica. Nel 2024 è assistente di M. Gamba per il 49° Cantiere Internazionale d’arte di Montepulciano e per il dittico Gianni Schicchi/Pierrot Lunaire con l’orchestra Haydn di Bolzano.
L’ensemble Orizzonte Vocale nasce con l’intento di valorizzare e dare spazio esecutivo al vasto e poco frequentato repertorio vocale per sole voci maschili. Il gruppo, che si esibisce sia a cappella che con accompagnamento strumentale di vario genere, si pone come obiettivo quello di abbracciare il più vasto repertorio possibile, a partire dalla nascita della polifonia di epoca medievale passando attraverso il rinascimento, il repertorio romantico e del Novecento. Il gruppo inoltre pone attenzione all’esecuzione e commissione di musica di autrici ed autori contemporanei, soprattutto italiani come Alessandro Solbiati, Federico Gardella, Maria Vincenza Cabizza, Federica Lo Pinto, Simone Cardini, Edoardo Danone ed altri, ritenendo fondamentale lo sviluppo e la promozione di un nuovo repertorio.
L’Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani, fondata nel 2019 e residente del Teatro Mancinelli di Orvieto (TR), ha collaborato con numerose stagioni e Festival italiani e stranieri come Ravenna Musica per il Teatro Alighieri di Ravenna, Emilia-Romagna Festival, Accademia Musicale Chigiana, Est Ovest Festival di Torino, Antecedente Stagione concertistica, Orvieto Festival della Piana del Cavaliere, Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo, Teatro Ilija Kolarac di Belgrado. È stata diretta da direttori di fama nazionale e internazionale che l’hanno accompagnata in molteplici repertori, dal barocco al classico, dal moderno al contemporaneo come Tito Ceccherini, Hossein Pishakar, Nicola Valentini, Pasquale Corrado, Diego Ceretta. Ha collaborato con solisti e interpreti come Giuseppe Gibboni, Carolin Widmann, Maurizio Baglini, Anssi Karttunen, Massimo Mercelli, Guido Barbieri, Michele Marco Rossi. Hanno scritto per l’orchestra Salvatore Sciarrino e Alessandro Solbiati insieme a giovani e promettenti compositori e compositrici come Daria Scia, Michele Sarti, Beste Özçelebi, Livia Malossi Bottignole.
Ad aprile 2024 l’Associazione Nazionale Critici Musicali ha assegnato all’Orchestra Calamani, per la sezione Novità per l’Italia, il Premio Abbiati per l’esecuzione di Neroli, concerto per violino e orchestra di Lisa Streich, giovane e talentuosa compositrice svedese.