New Liszt Ferenc Chamber Choir Nemes Laszlo Norbert, direttore
Servizio TGRFVG
Il concerto ha per protagonista il coro che ha sede, come coro in residence, all’interno della prestigiosa Accademia Liszt di Budapest ed è composto da giovani musicisti rigorosamente selezionati. È autorevole testimone della formidabile tradizione vocale e musicale dell’Ungheria, patria che ha dato i natali ad una pletora di eccellenti musicisti (da Liszt fino a Bartòk e Ligeti) e, tra questi, in particolare a Zoltan Kodály, inventore di un “metodo” per l’insegnamento della musica, geniale, talmente importante che recentemente è stato inserito tra i patrimoni orali e immateriali dell’UNESCO.
Il programma del concerto spazia dalla polifonia rinascimentale, ad una interessante panoramica della musica ungherese del XX secolo, con un omaggio a due grandissimi maestri, uno italiano, Verdi, e uno ungherese, Liszt. Da segnalare la presenza di ben due prime esecuzioni assolute, brani commissionati dal nostro festival e dal partner del Trentino Alto Adige. Un segnale forte di attenzione verso i giovani compositori nel segno della valorizzazione delle lingue minoritarie, in questo caso il friulano (Alessio Venier) e il tedesco sud tirolese (Christian Gamper).
Samuel Cattiau, controtenore Mathieu Saglio, violoncello Quentin Dujardin, chitarra Musiche di autori vari
Programma che nasce da un progetto di tre musicisti francesi che spaziano dalla musica antica alla contemporanea, passando attraverso jazz e crossover. Si sono riuniti in questo nuovo progetto, Resonance, che intende (ri)scoprire le architetture sonore della polifonia sacra antica, attraverso rivisitazioni originali, che vengono proposte nelle chiese e nelle cattedrali di tutta Europa, come omaggio alla grande tradizione sacra occidentale.
Musica, testo, drammaturgia, traduzione di Mauro Montalbetti
Mirko Guadagnini – tenore Marco Baliani – attore Liederiadi Chorus (Intende Voci Chorus, Ensemble Virgo Vox, Kore’s Ensemble) AltreVoci Ensemble Davide Vendramin – fisarmonica Maria Silvana Pavan – maestro di sala Eddi De Nadai – direttore
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Il progetto di Still Requies inizia nel 2015 quando durante la fase di prova a Reggio Emilia della mia opera “Corpi eretici”, Mirko Guadagnini – fra i protagonisti del lavoro – mi ha chiesto di scrivere un Requiem per il Festival Liederìadi a celebrazione del centesimo anniversario dalla fine del primo conflitto mondiale. La scoperta che proprio a Reggio Emilia, durante le manifestazioni contro la partecipazione alla guerra dello stato italiano furono uccisi dalle forze dell’ordine due giovani pacifisti, mi colpì profondamente e decisi che il mio Requiem sarebbe stato “politico e poetico”, sacro ma non religioso. Una meditazione sulla follia della guerra e l’immensa, straziante, esperienza del dolore, della perdita, della paura. La complessità del lavoro ha necessariamente richiesto più fasi.
Markus Stockhausen, tromba Tara Bouman, clarinetto Bande dell’ANBIMA FVG Andrea Comoretto, direttore Musiche di Stockhausen
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Da quando esordì nel 2007 a Colonia per il 31° Congresso della Chiesa Tedesca Protestante, coinvolgendo 1800 musicisti, “Abendglühen” (bagliori della sera) di Markus Stockhausen, inno di ispirazione mariana per tromba solista e strumenti a fiato, ha avuto varie rivisitazioni. Ultima questa che viene appositamente proposta al Festival e realizzata all’interno del Duomo di Pordenone sfruttandone le suggestive risonanze naturali, che dà la possibilità ad uno dei più celebri trombettisti al mondo di dialogare con un centinaio di ottoni provenienti dalle migliori bande della regione FVG.
Mostra d’arte a cura di Presenza e Cultura e del Centro Iniziative Culturali Pordenone. In collaborazione con il Comune di Sesto al Reghena. Nell’ambito delle iniziative del XXVIII Festival Internazionale di Musica Sacra 2019 Sacralità del profano. A cura di Giancarlo Pauletto
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Raramente mi è capitato di percepire la neve, la pioggia, il verde del bosco, le nuvole, il sapore del legno e della pietra come davanti alle immagini create da Bruno Beltramini, un fotografo ben particolare, che non si limita ad attendere e costruire l’inquadratura che lo interessa, ma stampa l’immagine su una carta di pregio che egli sa bene servire ai suoi scopi, e poi la ricopre totalmente, sulla base fotografica, con pastelli morbidi e fluenti che trasformano la fotografia in pittura. Vi sono quindi almeno tre operazioni fondamentali che presiedono al suo lavoro: l’attesa, la costruzione, il passaggio col pastello. L’attesa è, forse, il momento essenziale del lavoro creativo, non perché le altre due fasi siano meno importanti, ma per- ché essa è all’origine di tutto il processo. Beltramini trova i suoi paesaggi davanti alla natura, li scova anche con lunghi appostamenti, e non perché vada cercando inquadrature particolarmente desuete o strane: sempre curatissime, esse sono tuttavia, – per così dire – feriali, quotidiane, ma è proprio in ciò che diventa luminosamente chiara l’affermazione che quest’arte ci mette davanti, un’affermazione, a ben pensarci, straordinariamente ottimistica e tuttavia difficilmente ricusabile proprio a partire dai “testi” dell’artista: la bellezza si libra sopra la terra, è dappertutto, e il nostro vero problema sta semmai nel fatto che non la vediamo, nel fatto, forse, che non possiamo vederla, ma anche non “vogliamo”, vederla. […]
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CONCERTO DI APERTURA Johann Sebastian Bach (1685-1750) dalla Suite n.2 per violoncello solo Preludio – Sarabanda
Federico Pellaschiar, violoncello. Nato a Trieste nel 2000, ha iniziato i propri studi di Violoncello presso la Fondazione “Luigi Bon” di Udine sotto la guida del maestro Andrea Musto. Ha seguito corsi di perfezionamento a Vienna con il maestro Panhofer. Per il repertorio solistico e per quello cameristico con i maestri Mendelssohn e Sello, con la quale si è esibito in diverse formazioni in Italia e all’estero. Collabora con diverse formazioni orchestrali quali I Filarmonici Friulani, l’Accademia Symphonica, l’orchestra del Conservatorio di Udine e l’orchestra della Fondazione Musicale Santa Cecilia di Portogruaro. Attualmente frequenta il Conservatorio Tomadini di Udine nella classe di Violoncello del professor Ennio Francescato.
Mostra d’arte a cura di Presenza e Cultura e del Centro Iniziative Culturali Pordenone. In collaborazione con il Comune di Caneva. A cura di Giancarlo Pauletto
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Creature della vita è il titolo di questa mostra di Giulio Belluz a Villa Frova di Caneva, e io credo che, nella sua semplicità e immediatezza, dica molte cose. Dice anzitutto, implicitamente ma chiaramente, della grandiosa estensione della vita medesima, poiché tutti sappiamo che essa va dai microorganismi unicellulari alla ancora non ben conosciuta complessità del cervello umano; da organismi che riescono a sopravvivere dentro il gelo degli spazi interstellari o vicino al calore delle eruzioni sottomarine, ad altri che basta una variazione di pochi gradi di temperatura a far morire. La vita, insomma, è un mondo dove tutto si tiene, e se è vero che nella tradizione della cultura occidentale all’uo-mo è stato riservato un posto privilegiato, oggi sempre più si comprende che tale “privilegio” è sostenibile solo se la sua azione sulla terra è rispettosa degli equilibri generali, è, insomma, in grado di dare “a ciascuno il suo”, pena un progressivo impoverimento della vita stessa e, nel caso peggiore – nel caso cioè di una distruzione atomica – la sua scomparsa, almeno nei modi che finora abbiamo conosciuto. Queste considerazioni spiegano bene, ci sembra, anche la presenza di Giulio Belluz all’interno delle mostre d’arte previste per il XXVIII Festival Internazionale di Musica Sacra, intitolato quest’anno, appunto, Sacralità del profano. Gli uccelli, i pesci, gli altri animali che l’artista presenta in questa mostra appartengono certo, in una considerazione abituale ed utilitaria, all’ambito del “profano”. Una gallina, un germano, una lepre, un luccio vengono, nella quotidianità della vita, considerati al più per la loro apparenza accattivante, o magari come selvaggina da portare in tavola, ben cotta e speziata: non sono certo viste come creature che, assieme a noi, abitano gli incommensurabili spazi dell’universo, vivono sensazioni, trepidazioni, terrori: che sono, insomma, parte di un grande mistero. E invece appartengono anch’essi al “sacro” […]
Mostra d’arte a cura di Presenza e Cultura e del Centro Iniziative Culturali Pordenone. In collaborazione con il Comune di San Vito al Tagliamento. A cura di Giancarlo Pauletto
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Come il lavoro di Roberto Kusterle abbia a che fare con il titolo generale sotto cui si colloca, quest’anno, il Festival Internazionale di Musica Sacra, mi sembra evidente. Questo titolo è “Sacralità del profano” e indica, mi pare con chiarezza, il taglio concettuale della manifestazione: ciò che è “profano”, che cioè non rientra, secondo una considerazione usuale, nell’ambito del “sacro”, in realtà ha comunque, in radice, a che fare con esso, poiché l’universo e tutto quel che vi è contenuto non ha spiegazione a partire dall’umano, da ciò che noi possiamo fare o pensare, ma ha spiegazione – se ce l’ha – in un ambito che ci trascende, e che necessariamente ci pone domande. Davanti a queste domande l’umanità ha elaborato, nel corso dei millenni, varie risposte, religiose o filosofiche, e attorno a queste risposte continua ad affaticarsi, spinta dalla insopprimibile necessità di sapere che la occupa. L’arte, assieme alla scienza e alla filosofia, è appunto uno dei modi attraverso cui l’uomo si interroga sulla realtà, e direi che l’arte ha una particolare efficacia quando si tratta di porre le domande, quando, soprattutto, si tratta di metterne in evidenza l’ineludibilità. […]
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CONCERTO DI APERTURA Johann Sebastian Bach (1685-1750) dalla Suite n.2 per violoncello solo Preludio – Sarabanda
ANNA MOLARO, violoncello. Nata a Udine nel 1992, intraprende giovanissima lo studio del violoncello con Ennio Francescato, per poi approfondirlo con Carlo teodoro, conseguendo sotto la guida il diploma accademico di II livello con il massimo dei voti e la lode. Si è perfezionata con W. Panhofer e M. Flaksman per il repertorio solistico, con i M° F. Calabretto, C. Teodoro, G. Fontanella, A. Battiston, U. Cividino e F. Bertoli per la musica da camera. Inoltre approfondisce lo studio del repertorio barocco solistico e cameristico con i M° W. Vestidello, C. Jones, A. Marchiol, C. Contadin e B. Ferrara. Si è esibita in duo con il fratello Giovanni e in formazioni cameristiche presso la sede RAI di Trieste, al Mittelfest di Cividale, a Sacile, a Pordenone, a Sappada e in altre sedi regionali. Ha partecipato a stages orchestrali tenuti dai M° F. A. Krager e dal violinista A. Grabiec, entrambi professori dell’Università di Huston (Texas). Svolge attività orchestrale con l’Orchestra Giovanile Cherubini, sotto la guida dei M° R. Muti, D. Renzetti, W. Marshall, D. Russel Davies, N. Paszkowski e T. Battista. Ha collaborato inoltre con la FVG Mitteleuropa Orchestra, con l’Orchestra San Marco di Pordenone, l’Orchestra Naonis e con l’orchestra giovanile SFK. È attualmente I violoncello dell’orchestra giovanile “Filarmonici Friulani”. Ha conseguito inoltre la laurea di I livello in Composizione e Direzione di Coro presso il Conservatorio di Udine con il massimo dei voti, lode e menzione, approfondendo lo studio con i M° Paolo Paroni e Cristiano Dell’Oste. Approfondisce inoltre l’aspetto didattico conseguendo il diploma pedagogico Willems. Nel 2013 ha vinto il concorso di composizione “Il giardino del futuro” con la fiaba musicale dedicata a giovanissimi esecutori “Il pifferaio magico di Hamelin”.
Mostra d’arte a cura di Presenza e Cultura e del Centro Iniziative Culturali Pordenone. In collaborazione con il Comune di Cordenons e Associazione Media Naonis. A cura di Giancarlo Pauletto
Le “tele nere” di Nata, compiute tra il 1989 e il 1990, sono una vasta impresa pittorica di cui non molto è ve-nuto finora alla luce. Si tratta infatti di opere, oltre che di grande impegno, anche di notevole dimensione, tali da richiedere spazi piuttosto vasti per una loro esposizione non troppo limitata. In questa occasione, tuttavia, anche un numero ristretto di esse giunge a perfetta destinazione, trattandosi di una mostra che si lega alla XXVIII edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra di Pordenone, nell’ambito del quale è consuetudine ormai consolidata la presenza di esposizioni d’arte, che abbiano rapporto con il tema generale del Festival, che quest’anno si riassume nell’espressione “Sacralità del profano” […]
CONCERTO DI APERTURA
Johann Sebastian Bach (1685-1750) dalla Sonata n.1 per violino solo Adagio – Siciliano
Eva Miola, violino Nata nel 1999, inizia lo studio del violino con la prof.ssa Ellero e dal 2016 frequenta il Triennio Accademico presso il conservatorio J. Tomadini di Udine sotto la guida della prof.ssa Malusà per il violino, dei proff. Teodoro (2018) e Calabretto (2019 per la musica da camera. Dal 2015 si perfeziona col prof. Fister del conservatorio di Klagenfurt. Collabora con l’Orchestra Giovanile Italiana (OGI) come concertino dei primi e spalla dei secondi, con l’Orchestra Nazionale dei Conservatori (ONCI) e con l’orchestra giovanile “Filarmonici Friulani”.