• Da 6 Novembre 2021
  • al 9 Gennaio 2022
  • Salone Abbaziale Santa Maria in Silvis, Sesto al Reghena
  • Da 6 Novembre 2021
  • al 9 Gennaio 2022
  • Salone Abbaziale Santa Maria in Silvis, Sesto al Reghena

GIANNI PIGNAT

MATER DOLOROSA MATER GAUDIOSA
Fotografie

[…] architetto, artista e fotografo, ha molto viaggiato soprattutto per umanistica volontà di conoscenza, e dal mondo ha riportato una vasta serie di immagini, in cui non è stato difficile prenderne una quarantina incentrate, direttamente o indirettamente, sul tema della maternità.
Lo sguardo di Pignat è profondamente interessato all’umano.
Certo, egli è un fotografo che conosce il suo mestiere, e sa che un minimo di formalizzazione è necessario non solo per necessità di visione, ma proprio per rendere maggiormente significativo il momento e lo spazio che si vuol testimoniare.
Ma ciò che conta è soprattutto la sostanza umana che traspare, un’immediatezza che non deve essere nascosta, o non troppo, dalla bravura, dal “mestiere” di chi scatta la foto. […] GCP

Videointervista a Gianni Pignat

PROROGATA AL 30 GENNAIO 2022
Salone abbaziale Santa Maria in Silvis, Sesto al Reghena.
Ingresso con prenotazione obbligatoria [email protected]

Sono circa una quarantina gli scatti selezionati tra le innumerevoli immagini di reportage di Gianni Pignat, realizzate durante una vita di viaggi in tutto il mondo. Centrate sulla figura della maternità, colta soprattutto nel dolore a volte nella gioia. Mostra molto significativa in un tempo in cui la tragedia di donne che fuggono dalle guerre e tentano di sottrarre i loro piccoli alla fame, riempie spesso i telegiornali. Angosce che Pignat aveva colto anche prima della tragica stagione di guerre ed epidemia che il mondo sta vivendo, rilevando come l’umanità da sempre sia ingiusta e indifferente verso una parte rilevante di se stessa.

«Lo sguardo di Pignat – spiega il curatore Giancarlo Pauletto – è profondamente interessato all’umano. Certo, egli è un fotografo che conosce il suo mestiere, e sa che un minimo di formalizzazione è necessario non solo per necessità di visione, ma proprio per rendere maggiormente significativo il momento e lo spazio che si vuol testimoniare.
Ma ciò che conta è soprattutto la sostanza umana che traspare, un’immediatezza che non deve essere nascosta, o non troppo, dalla bravura, dal “mestiere” di chi scatta la foto.
Direi che questo atteggiamento si può vedere in tutte le fotografie di Pignat, mai aduggiate dal “troppo bello”, mai immalinconite da andature trasandate, che pure possono essere il pericolo di chi punta a una diretta, non filtrata immediatezza. Ciò vale sia per le fotografie che, facendo riferimento al titolo della mostra, potremmo definire “gaudiose”, sia per quelle che potremmo definire “dolorose”.
Poiché la maternità, qui, è quella dei ceti popolari non solo, ma anche dei ceti più disagiati, più vicini all’indigenza: nel Bangladesh, in Africa, in India, ma anche in Russia in Asia o in Perù.
E tuttavia la “mater gaudiosa” rimane qui più presente della “mater dolorosa”». Dunque una mostra di testimonianza, che dice come la maternità, senza la quale noi neppure esisteremmo, abbia ancora enorme bisogno di essere difesa dentro le violenze che agitano il nostro mondo, tutto il nostro mondo, anche quello che, con una parola non si sa se più inadeguata o sarcastica, si suol definire “sviluppato”.

Intermezzo musicale di Maria Lincetto a cura del Conservatorio Tomadini di Udine

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