- 9 Novembre 2011
- ore 20:45
- Duomo Concattedrale di San Marco Pordenone
Orchestra San Marco Pordenone
Luca Vignali oboe
Diego Cal tromba
Roberta Canzian soprano
Walter Themel direttore
Musiche di J. S. Bach e G. F. Händel
Dopo la parentesi etnica con le incursioni nel repertorio albanese e arabo, ritorna protagonista il repertorio sacro più tradizionale, con il concerto che l’Orchestra San Marco ha tenuto in Duomo, quarto concerto del Festival Internazionale di Musica Sacra. La presenza dell’Orchestra (spesso assieme al Coro) San Marco è particolarmente significativa. Se scorriamo le venti edizioni del Festival, ben quattro vedono la presenza di questa istituzione pordenonese, già dal 1994 sotto la guida di Tiziano Forcolin, sempre con progetti commissionati dal Festival e sempre assieme ad ospiti di livello internazionale, da Lior Shambadal (oggi direttore principale del Berliner Symphoniker) a Laszlo Heltay (direttore del coro londinese Academy of St.Martin in the Fields). Il festival in questo modo vuole sostenere la realtà locali che si distinguono per la particolare serietà dell’impianto, per il radicamento sul territorio, per la progettualità che va ben al di là del territorio provinciale e regionale, riconosciuto da artisti di chiara fama che collaborano in questi progetti mirati. Così vale anche per Ensemble Orologio, Officium Consort, Orchestra Barocca Tiepolo, Coro del FVG.
Il concerto di venerdi 9 dicembre ha confermato la validità di questa impostazione. L’Orchestra “San Marco” di Pordenone ha presentato un programma con quattro capolavori dei due sommi maestri del barocco musicale tedesco, Bach e Händel. Nel Concerto in sol min. per oboe archi e continuo di Händel, abbiamo avuto la possibilità di apprezzare il solista Luca Vignali, primo oboe del Teatro dell’Opera di Roma, uno dei migliori al mondo. Il soprano Roberta Canzian ha presentato l’impervia Cantata di Bach n. 51 “Jauchzet Gott in allen Landen” per soprano tromba archi e continuo, e due arie dal “Messiah” di Händel. La sua voce dal timbro dolce ed espressivo, ben rendeva la drammaticità della scrittura di Bach, ma anche la teatralità brillante ed estroversa in Händel. Accanto a lei il trombettista pordenonese Diego Cal, la cui arte straordinaria sia da un punto di vista tecnico strumentale che stilistico, è un punto di riferimento per tutti gli interpreti del repertorio barocco. Concludeva il programma la Suite di Bach in re maggiore, bwv 1068, quella con la celeberrima Aria sulla quarta corda, in un tripudio di colori orchestrali. Dirigeva Walter Themel, con grande forza espressiva, verve comunicativa, attentissima lettura del testo, sottolineando ogni inflessione della partitura, ora drammatica, ora evocativa, ora scherzosa (nei ritmi di danza della Suite) del programma costruito con fantasia e intelligenza. Duomo gremito in ogni ordine, e successo calorosissimo.
Orchestra e Coro San Marco hanno recentemente festeggiato i 40 anni di attività. Una attività intensa e costruttiva, svoltasi per lo più sul territorio della Provincia di Pordenone ma con importanti uscite all’esterno, potenziata e modulata secondo criteri tesi a valorizzare l’importante tradizione musicale del Friuli Occidentale e costituita da innumerevoli stagioni concertistiche e centinaia di concerti sinfonici e corali. Ritorna al Festival con una importante produzione tutta dedicata alla Cantata e all’Oratorio, all’arte strumentale barocca, ai due grandi padri del barocco musicale tedesco.
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Due sono le fonti ispiratrici di questo XX Festival Internazionale di Musica Sacra: da una parte una rinnovata attenzione all’elemento etnico, dall’altra la ricerca dei più tradizionali elementi del sacro nella produzione barocca e rinascimentale.
L’elemento etnico è inteso non come mero interesse musicologico per l’esotico ma soprattutto come valorizzazione di un elemento di assoluta realtà storica: la nostra società ormai multietnica fornisce lo spunto per indagare le tradizioni e le culture musicali di “stranieri” che vivono tra di noi e delle quali sappiamo assai poco.
Ben due concerti sono dunque dedicati alle tradizioni popolari, legate alla religiosità e alla spiritualità, dell’Albania e dei paesi mediterranei accomunati nella cultura araba.
Curiosamente in questi due appuntamenti sono posti a confronto gli effetti dell’islamizzazione del Mediterraneo: mentre la tradizione musicale albanese è rimasta pressoché intatta e radicata, nonostante i cinque secoli di occupazione ottomana per essere invece offuscata dai pochi decenni di una feroce dittatura, la Spagna e tutta la costa settentrionale africana sono state profondamente permeate dalla cultura musicale arabo – ottomana commista a quella ebraica.
Si inserisce in questo contesto, benché qui l’accezione ‘popolare’ assuma una connotazione ben diversa, anche l’atteso concerto del Coro della SAT (Società Alpinisti Tridentini), che con suoi 85 anni di storia, è divenuto il simbolo di un genere musicale unico al mondo e peculiarmente italiano: il “canto di montagna”, elaborato per voci maschili e realizzato con una tecnica vocale raffinatissima e inconfondibile. I “canti di Natale”, patrimonio inestimabile di una secolare cultura popolare, non potevano mancare nel repertorio sconfinato di questo sodalizio, che li presenta nelle suggestive armonizzazioni di alcuni tra i maggiori compositori italiani del Novecento. Il lavoro di ricerca e recupero dell’enorme patrimonio del canto popolare delle Alpi italiane, ad opera dei fondatori del Coro, e l’impeccabile cura delle interpretazioni, ha visto fiorire, soprattutto nel secondo dopoguerra, un gran numero di formazioni vocali che ne hanno imitato il repertorio.
A queste tre proposte di ispirazione etnica fanno da contraltare due importanti produzioni che ci riportano al più tradizionale ambito, quello della musica sacra della tradizione occidentale, delle grandi forme come la Messa, l’Oratorio, la Cantata. Sono affidate a compagini della nostra terra, che però si avvalgono di prestigiose collaborazioni quando si tratta di realizzare progetti ambiziosi. Ecco allora la proposta delle Esequie musicali per la morte di Isabella, consorte dell’imperatore Carlo V, da parte di Officium Consort e Ensemble Orologio, che ci riporta alle atmosfere cinquecentesche di una scrittura musicale alla ricerca dello sdoganamento dal modello fiammingo allora imperante. E poi i fasti del barocco musicale tedesco nel segno di Bach e Händel, proposti dall’Orchestra San Marco, arricchita dalla partecipazione di solisti di grande livello.
Franco Calabretto e Eddi De Nadai - Direzione artistica
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